Libri avvelenati come ne “Il nome della Rosa” | L’incredibile follia sta sconvolgendo l’Europa.

Come nel capolavoro di Umberto Eco anche in questo caso ci sono dei libri e c’è del veleno. Ma la verità dietro questa storia è pazzesca!

Chi ha letto o visto “Il nome della Rosa”, ricorderà certamente che il mistero delle morti sospette dei monaci “libridinosi”“ ruotava attorno ad un testo maledetto di Aristotele. Ma il motivo che ha reso velenosi i libri di cui vi stiamo per parlare è veramente assurdo!

Il veleno scorre sul filo…di pagina!

Non un libro, ma centinaia, forse migliaia, quelli potenzialmente contaminati dall’arsenico, nascosti tra gli scaffali polverosi delle biblioteche di mezza Europa, più o meno alla mercè di chiunque ne consulti le antiche pagine: tratto comune, un bellissimo color verde smeraldo a base di arsenico a tinteggiare la copertina.

Tutto ebbe origine verso la fine dell’Ottocento, quando in Inghilterra si diffusero libri più economici, rilegati in tela, invece che in cuoio (ben più costoso): per colorarne le copertine si pensò di utilizzare un composto chimico di origine tedesca, creato nella cittadina di Schweinfurt, a base di acetato arsenito di rame, brillante e smeraldino.

La sostanza era già ampiamente utilizzata come veleno. Ad esempio a Parigi, per la derattizzazione delle fogne se ne fece un largo uso e con ottimi risultati.

Verde speranza (di non morire!)

Così il velenoso pigmento, che tanto piaceva ai nostri antenati, fu impiegato per tingere abiti (dannatamente urticanti), tappezzerie per tende e divani (che rilasciavano tossine nell’aria) e appunto libri.

La moda di tingere le copertine dei libri ha avuto delle conseguenze spiacevoli. Foto Web Source

Il progresso tecnologico mise al bando il composto per gli usi personali, riconoscendosene la pericolosità: il color smeraldo, così bello e dannato, venne dunque abbandonato, passando di moda. Ma i libri all’arsenico rimasero. Del resto, pur eliminandoli dal mercato vi era almeno una copia di ognuno di essi nelle principali biblioteche europee.

Il quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung, ha riportato che, ad inizio marzo, la biblioteca universitaria di Düsseldorf avrebbe chiuso i battenti per ricercare i vecchi testi avvelenati, ricercati proprio in base al color smeraldo, per metterli in quarantena: si parla di circa 15.000 volumi!

Maneggiare con cura

Le istituzioni coinvolte di certo stabiliranno accurate procedure di sicurezza per la consultazione dei libri “avvelenati”: il pericolo non è di per sé elevato, ma nemmeno da sottovalutare. Il rischio di intossicazione è più alto in caso di manipolazione ripetuta, pericolo per bibliotecari o studiosi: inalare o ingerire le particelle di arsenico può causare stordimento, diarrea, crampi allo stomaco.

Il vero pericolo è rappresentato dall’involontaria ingestione del veleno, magari umettandosi il dito per girare le pagine mentre si legge: nei casi più estremi, l’intossicazione può causare insufficienza cardiaca, problemi polmonari o di natura neurologica. Ma per morire di letteratura smeraldo bisognerebbe mangiare un libro intero: per quanto si sia amanti della lettura, un evento invero piuttosto raro.