Ilaria Salis resterà incatenata | Inutili le disperate parole del papà. Condizioni disumane

Resterà in carcere Ilaria Salis, la donna italiana, la maestra detenuta in Ungheria e portata a processo con le catene ai polsi e alle caviglie.

“È andata molto peggio di quanto ci aspettavamo”, sconcertanti le parole del padre della giovane, siamo stati lasciati soli.

Salis
Ilaria Salis portata in tribunale

Inutili i tentativi fatti dall’Italia con il padre della giovane, Roberto Salis, negata ogni negoziazione, rifiutata ogni richiesta, le condizioni della donna non miglioreranno.

Nessuno spiraglio al momento per Ilaria Salis

Domiciliari in Italia o in alternativa all’interno dell’ambasciata in Ungheria, queste le richieste mosse dall’Italia, il rifiuto è stato netto, l’Ungheria non sente ragioni e sbatte la porta. Il papà di Ilaria abbattuto ripete: “la vedremo ancora in catene ai processi”.

Portata in catene, legata mani e piedi come se fosse un mostro, come se fosse un protagonista killer di un film horror o di fantascienza. Eppure si tratta, però, di una maestra italiana, una donna di 39 anni, una militante antifascista. L’accusa è quella di aggressione durante una manifestazione in piazza, una di quelle accuse che ti portano a processo e magari ti condannano ad una pena da scontare.

Ciò che, però, lascia allibiti sono le modalità con le quali l’Ungheria, quello che dovrebbbe essere un Paese civile, un paese europeo sta gestendo la situazione. A sconcertare sono i rifiuti secchi, la negazione ad ogni contrattazione nei rapporti bilaterali avuti tra Italia e Ungheria.

Ilaria Salis
Ilaria Salis in catene portata a processo

Nonostante si siano mossi i ministri degli Esteri e della Giustizia Antonio Tajani e Carlo Nordio, come racconta il papà di Ilaria all’uscita dal Ministero, le richieste sono state inascoltate rispedite al mittente con un secco no.

Scambio di accuse reciproche

Un atteggiamento che, sicuramente, non riuscirà a smorzare le polemiche e rasserenare la situazione. La stessa Commissione Europea, infatti, si sta muovendo dopo aver acquisito il dossier della Salis.

Dalla comunità europea, del resto, fanno sapere di essere a disposizione per trovare soluzioni sostenibili. Nel 2024 vedere qualsiasi diritto negato ad una persona, seppur detenuto, seppur dovesse emergere la sua colpevolezza, è qualcosa che l’Unione Europea proprio non può accettare.

Ancora di più se a negare questi diritti è un Paese appartenente alla comunità. E’ la commissaria Ue per i Servizi finanziari, Mairead McGuinness, intervenendo in plenaria al Parlamento di Strasburgo, a far emergere la posizione della Commissione che si ritiene favorevole a misure detentive alternative.

Ad alzare la voce, però, facendo eco alla McGuinnes è proprio l’europarlamentare ungherese di Fidesz Enyko Gyori. Il suo è un intervento durissimo, pronunciato in italiano, nel quale lamenta una violazione del diritto. Per Gyori, infatti, non si darebbe la possibiità ai deputati ungheresi di esprimersi perché l’Ungheria è accusata.